venerdì 10 febbraio 2012

Note sparse dei mesi bui

M'impressiona stare sul binario mentre c'è un treno in transito. M'impressiona perché temo di non riuscire a controllarmi, di lasciarmi sedurre dal movimento del treno e finire con l'essere travolta. 
I treni in corsa sono affascinanti. Mi vien voglia di correre con loro.
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Mi sento a parte
Sono stanca. Sonnecchio ma non ci sono le condizioni giuste per riposare davvero. Le luci nel vagone sono troppo forti, l'aria condizionata è troppo fredda, le voci degli altri passeggeri troppo alte, i sedili troppo rigidi, lo spazio tra un sedile e l'altro troppo stretto... 
Stamattina è tutto troppo. E io sono davvero troppo stanca.
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Credo che certi sguardi abbiano la capacità di toccare gli altri. Altrimenti non mi spiego perché la signora che stavo fissando intensamente stamattina (e che era seduta molto distante da me) si sia voltata improvvisamente nella mia direzione e mi abbia fissata a sua volta.
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Nonostante il freddo e la neve, non entro nella sala d'aspetto della stazione. Le luci a neon mi feriscono lo sguardo. Soprattutto a prima mattina.
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Una delle poche cose positive dell'inverno è che non ci sono le mosche.
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Molti adolescenti di oggi vogliono fare (e fanno) troppe cose contemporaneamente: ascoltano musica con il loro lettore mp3, chiacchierano, mandano sms e qualcuno fuma pure. Decisamente nessuna di queste cose viene fatta con sufficiente attenzione.
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Osservo gli uomini seduti attorno a me in treno. Sfoggiano sicurezza nei loro abiti puliti e ordinati; cravatte, scarpe lucide, grossi orologi da polso, soprabiti meticolosamente ripiegati e poggiati sulle ginocchia o sul sedile di fianco. Hanno quest'aria così... adulta, un po' annoiata; sguardi che dicono "io mi occupo di cose importanti."
Allora provo ad immaginarli bambini. Li immagino a scuola, la scuola di tanti anni fa, quella che mi ricordo io e quella che mi è stata raccontata da chi ci è andato prima di me. Li immagino piccoli, alcuni con i capelli che adesso non hanno più, seduti in maniera composta nel loro banco mentre ascoltano il maestro o la maestra delle elementari. Provo a ringiovanire i loro tratti e le espressioni cambiano: gli occhi si fanno più grandi e incerti, gli angoli della bocca si ammorbidiscono, la pelle diventa liscia e luminosa. Qualcuno è bruttino ma fa una certa tenerezza. Le mani con le dita corte e paffute non gesticolano sicure ma sono poggiate sul ripiano azzurrino o verde dei banchi di una volta. Aspettano.
All'improvviso questo treno è pieno di bambini travestiti da adulti che fingono di occuparsi di cose importanti.

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