sabato 5 luglio 2014

Delle riflessioni originate da una vecchia Citroën ZX

Quando si percorre in auto la stessa strada per tutto un autunno e un inverno e una primavera e un inizio d'estate, a un certo punto, è facile spazientirsi se ci si trova davanti mezzi lenti. (O, almeno, a me succede facilmente.) 
Perciò, quando ieri mattina mi è capitato l'esatto contrario, ho trovato il fatto sorprendentemente piacevole.
Strada Alberobello - Locorotondo. Ho raggiunto una vecchia Citroën ZX che procedeva lentissimamente e non potevo superarla. Così ho notato che, alla guida dell'auto, c'era un uomo anziano, capelli bianchi, calvizie avanzata, non molto alto, con dei grossi occhiali da vista. Di fianco, era seduta una donna giovane, capelli scuri e lunghi, raccolti in una coda. Chiacchieravano e, chiacchierando, gesticolavano molto. Ma non stavano litigando. Discutevano. Parlavano. Ogni tanto, le loro teste s'avvicinavano, forse per capirsi meglio.
Non so dire perché sia successo ma questa scenetta, osservata attraverso l'ampio lunotto posteriore della Citroën, mi ha riempita improvvisamente di tenerezza e mi ha rilassata moltissimo. A tratti, mi scappava anche un sorriso. Come quando hanno rallentato fino a 40 km orari per osservare qualcosa in un campo o, forse, una casa. 
Non so. Le loro teste e i loro gesti mi avevano incantata. Erano come una voce antica e rassicurante. Il richiamo dolce di una dimensione troppo spesso dimenticata.
E poi riflettevo sul fatto che gli abitacoli delle auto di qualche anno fa erano molto più luminosi di adesso. Parabrezza, lunotti posteriori e laterali e finestrini erano più ampi, più chiari. Lasciavano entrare tanta luce. Creavano meno distacco tra il dentro e il fuori. Anche le linee delle auto erano più lunghe e distese. Moltissime auto di adesso, invece, assomigliano a gusci. Sono come involucri protettivi, come scudi. Certi lunotti posteriori, poi, sono così stretti che anche le manovre in retromarcia diventano più difficili. Il design automobilistico contemporaneo come metafora dell'atteggiamento di una società che si difende dall'altro trincerandosi in sé stessa, tronfia delle proprie conquiste tecnologiche; preoccupata più di difendersi da che di stabilire relazioni con il "fuori".
È che siamo diventati tutti più sospettosi, più timorosi, più cinici, più egoisti. Più tristi, anche. Sicuramente più soli.