domenica 24 novembre 2013

Di un anello

Fa molto freddo. Il sole è già tramontato e diventa velocemente buio. Le luci dei lampioni e le insegne si accendono. 
Cammino senza fretta. Non so dove sto andando. Non sono mai stata in questa zona di Parigi.
Sono quasi sul punto di tornare indietro quando mi trovo davanti una strada più stretta del boulevard che sto percorrendo: rue du Moulin-des-Près. Il nome mi colpisce. Mi ricorda qualcosa. Ci sono già stata?, mi chiedo. M'incammino su per la strada ma non riconosco nulla. Poi, dal lato opposto del marciapiede, vedo la vetrina illuminata di un piccolo negozio. Attraverso e vado a guardare da vicino. 
Il negozio è minuscolo. Una sola stanza piena di roba diversissima, disposta in maniera disordinata su tavoli e ripiani. Non sembra ci sia lo spazio nemmeno per muoversi, lì dentro. Degli oggetti disposti in vetrina mi colpisce una scatola con degli anelli e un anello in particolare. Resto a osservare per un po'. Quando sollevo lo sguardo, incontro quello della proprietaria, una donna esile, con i capelli neri, la pelle olivastra e una giacca rossa. Mi sorride, mi dice qualcosa attraverso la vetrina e mi indica la porta. Leggo sulle sue labbra: "Vous pouvez pousser la porte et entrer." Le sorrido ma scuoto la testa. Mi sembra un piccolo negozio di antiquariato, quello e immagino che i prezzi siano fuori dalla mia portata. Lei, per tutta risposta, va ad aprire la porticina del negozio e mi ripete l'invito ad entrare, sorridendo. Mi avvicino e le spiego che mi erano piaciuti gli anelli ma che ero sicura fossero troppo costosi per me. "Pas du tout!", mi dice lei e mi spiega che costano dagli 8 ai 18 euro. Entro. Lei prende la scatola e me li fa osservare da vicino. Comincio a provarli. Alcuni sono troppo stretti, altri troppo larghi. Quello che mi era piaciuto subito, invece, mi va alla perfezione. Lo prendo. E mentre lei me lo mette in un sacchettino di carta, cominciamo a chiacchierare. Prendo il pacchetto ma non vado via. Non mi è ben chiaro come sia cominciata ma quella donna dolcissima ha preso a raccontarmi di sé, della sua vita, delle sue esperienze. E io non ho potuto fare altro se non ricambiare raccontandole di me. Parlavamo in francese e in inglese, come ci veniva più semplice. E abbiamo parlato delle lingue straniere, di Parigi, di Londra, del suo lavoro, del mio. Abbiamo parlato della vita e dell'amore e dell'amore per la vita. E dell'amore per l'amore. Abbiamo parlato a lungo. Solo alla fine le ho chiesto il suo nome. Stella. E lei ha chiesto il mio. Quando gliel'ho detto, Tu as de la grâce pas seulement dans ton nom, mi ha risposto. Tu es belle!
L'ho ringraziata. Ci siamo salutate sorridendoci ancora con le labbra e con gli occhi e poi sono andata via. E mi sentivo leggera e  felice e piena d'amore.
E Parigi mi ha finalmente mostrato la sua anima.



venerdì 15 novembre 2013

Della pioggia

Piove.
Apro l'ombrello. L'ombrello nero con i motivi beige che ho comprato a Londra 13 anni fa. Sto tornando a casa. 
La testa galleggia tra i pensieri ma sono pensieri nuovi, leggeri. La pioggia batte sull'ombrello, il vento umido mi scompiglia i capelli sciolti. Ascolto Björk al mio iPod mentre cammino concentrata su me stessa: la punta fredda del naso, il calore della sciarpa attorno al collo, i miei stivali un passo dietro l'altro. Camminerei così all'infinito, riavvolgendomi piano su me stessa, ricordo su ricordo, emozione su emozione, ferita su ferita, sorriso su sorriso.
Potrei morire adesso. Adesso che non avverto il morso del rimpianto. Adesso che l'unica cosa che riesco a sentire è l'amore che mi porto dentro, quello che non finisce mai, quello che mi unisce al mondo. A tutto. Anche alla tristezza.
Vorrei morire adesso. Adesso che cammino sotto la pioggia e mi sento una e sono così felice che piangerei.
Vorrei morire adesso.
E poi rinascere.