venerdì 26 giugno 2015

Della seconda puntata



Erano passati tre anni da quel giorno in cui era restato seduto a lungo sul sasso a chiedersi se non fosse il caso di cambiare strada.
Non aveva cambiato strada. Non allora.

Un giorno, una donna che incontrò lungo il cammino, gli disse che, secondo lei, quando le cose sono troppo complicate, quando, per quanto ci sforziamo di andare in una certa direzione, gli ostacoli non accennano a diminuire ma, anzi, si fanno sempre più difficili da superare, allora vuol dire che quella non è la strada giusta.
La considerazione suonava come l’eco di un pensiero che l’aveva visitato più volte negli ultimi anni. Ogni volta che era caduto rovinosamente, ogni volta che gli era arrivata una frustata improvvisa, ogni volta che si verificava un avvenimento che veniva immediatamente percepito e interpretato come un evento sfortunato, si era chiesto se non fosse, invece, l’esatto contrario: un’occasione propizia per cambiare percorso. 

S’era immaginato la vita che lo prendeva di peso mentre lui percorreva la strada principale nel bosco e lo scaraventava malamente su un altro sentiero e gli urlava: “T’ho detto di no! Non è di là che s’arriva a casa!” Ma lui, ogni volta, s’era rimesso in piedi ed era tornato testardamente sulla strada principale.

Adesso, per l’ennesima volta, la vita ci stava riprovando. L’aveva ripreso di peso e l’aveva scaraventato un’altra volta da un’altra parte. Era stata molto violenta stavolta, la vita. Aveva dovuto esserlo perché lui era veramente testardo. 
A quanto pare, però, era servito. Ci aveva messo un po’ a rimettersi in piedi e a curarsi le ferite ma non aveva più nessuna intenzione di ritornare sulla strada principale. Troppi ostacoli. Troppo male. Troppa fatica. Nessun obiettivo che valesse veramente la pena. Nessuna casa all’orizzonte. Tanto valeva provare un’altra strada.

(Fine seconda puntata)

Petra, Giordania, Gennaio 2015