[La prima puntata]
Erano passati tre anni da quel giorno in cui era restato seduto a lungo sul sasso a chiedersi se non fosse il caso di cambiare strada.
Non aveva cambiato strada. Non allora.
Un
giorno, una donna che incontrò lungo il cammino, gli disse che, secondo lei, quando le cose sono troppo complicate,
quando, per quanto ci sforziamo di andare in una certa direzione, gli ostacoli
non accennano a diminuire ma, anzi, si fanno sempre più difficili da superare,
allora vuol dire che quella non è la strada giusta.
La
considerazione suonava come l’eco di un pensiero che l’aveva visitato più volte
negli ultimi anni. Ogni volta che era caduto rovinosamente, ogni
volta che gli era arrivata una frustata improvvisa, ogni volta che si verificava un avvenimento che veniva
immediatamente percepito e interpretato come un evento sfortunato, si era
chiesto se non fosse, invece, l’esatto contrario: un’occasione propizia per
cambiare percorso.
S’era immaginato la vita che lo prendeva
di peso mentre lui percorreva la strada principale nel bosco e lo scaraventava malamente su un altro sentiero e gli urlava: “T’ho detto di no! Non
è di là che s’arriva a casa!” Ma lui, ogni volta, s’era rimesso in piedi ed era tornato testardamente sulla strada principale.
Adesso, per
l’ennesima volta, la vita ci stava riprovando. L’aveva ripreso di peso e
l’aveva scaraventato un’altra volta da un’altra parte. Era stata molto violenta stavolta, la vita.
Aveva dovuto esserlo perché lui era veramente testardo.
A quanto pare, però,
era servito. Ci aveva messo un po’ a rimettersi in piedi e a curarsi le ferite
ma non aveva più nessuna intenzione di ritornare sulla strada principale. Troppi
ostacoli. Troppo male. Troppa fatica. Nessun obiettivo che valesse veramente la
pena. Nessuna casa all’orizzonte. Tanto valeva provare un’altra strada.
(Fine seconda puntata)
Petra, Giordania, Gennaio 2015 |