mercoledì 12 settembre 2012

Della sposa

Resto ad aspettare, affacciata al balcone come una vecchia comare. Voglio vederla.
È stato un caso, in verità. Ero in veranda per sfuggire ai soliti rumori spaccanervi e poter leggere più tranquillamente The Eyre Affair. Però, stamattina, c'era una concitazione particolare per strada, oltre al solito trambusto di mamme e papà che vengono a depositare i loro pargoli qui sotto, parcheggiando come capita e, a volte, senza neanche spegnere il motore dell'auto.
Così, ho scoperto che "c'era una sposa", la figlia di un vicino. Pian piano, davanti alla porta dell'appartamento a piano terra della sposa, ha cominciato a radunarsi gente dal look sbrilluccicoso. Le damigelle d'onore (due) indossavano abiti hollywoodiani verde smeraldo con fili di strass, le capigliature elaborate e i tacchi spropositati. Gli abiti dei lui presenti lucidi e neri come petrolio e un fiore bianco appuntato sulla giacca. Due macchinoni, tirati a nuovo e decorati con fiori e nastri di tulle, parcheggiati in maniera incurante del traffico che, in genere, passa sotto casa. Le coreografie de "Il giorno più bello" non possono tenere conto delle scarne necessità del quotidiano: la sposa deve uscire dalla porta di casa e trovare la carroz... ehm... l'auto pronta ad attenderla. 
Istintivamente, cerco lo sposo tra la gente presente. Che cretina, mi dico! Lui non c'è: l'aspetta in chiesa. È lì che i padri delle lei le consegnano ai lui, futuri capi-famiglia. È così che funziona nelle nostre società patriarcali.
Attraverso la porta aperta dell'appartamento, intravedo un tavolo di legno sul quale è stata sistemata un'enorme composizione floreale che lo occupa quasi per intero. Mi vengono in mente la bare chiuse, durante i funerali, con le corone di fiori posate sul coperchio di legno massiccio. Lo so, lo so. È un mio problema, questo. Continuo ad associare inconsciamente i matrimoni ai funerali e viceversa. Dico matrimonio invece di funerale e funerale invece di matrimonio. Sbaglio sempre. Non so che farci. 
Dopo un po', mi sento vagamente idiota a starmene appoggiata alla ringhiera del balcone a osservare quello che succede per strada. Mi accorgo che ci sono altre persone (tutte donne e un paio di bambini) affacciate agli altri balconi: aspettano anche loro che esca la sposa. Mi viene da ridere e ritorno al mio libro. Ma non riesco a concentrarmi. Cos'è questa curiosità esagerata per i matrimoni e, soprattutto, per la sposa? Ché, lo sappiamo bene, lo sposo ha il ruolo di attore non protagonista in questo show. La vera e unica protagonista indiscussa è lei: la sposa. Gli sguardi sono tutti per lei. Perché? Quando mi sono sposata, sapevo che sarebbe stato così: avrei avuto gli occhi di tutti addosso. E l'idea non mi piaceva per niente. Non volevo essere al centro dell'attenzione. Non mi piace essere al centro dell'attenzione. Mi mette a disagio (tranne a scuola, in classe. Lì mi piace, anzi, guai quando perdo l'attenzione di qualcuno!). Difatti, quando sono arrivata al giardino dove mi sono sposata e ho visto gli invitati che aspettavano tra le aiuole, sarei voluta sprofondare sotto terra. Che vergogna che ho provato in quel momento! Va be'... poi passa, per fortuna. Quando gli occhi hanno finito di spolparti, diventano di nuovo innocui e tu sei libera un'altra volta.
Giovane coppia - Efeso, Turchia - maggio 2007
Questa sono io, però. E mi rendo conto di essere abbastanza poco ortodossa per essere una femmina occidentale contemporanea dell'Italia del sud. Quando mi capita di partecipare a un matrimonio o di vederne casualmente uno per strada, provo una punta di ammirazione per la sicurezza disinvolta con la quale la sposa affronta il suo pubblico e si offre generosamente agli obiettivi di fotocamere e videocamere. In fondo, i matrimoni di oggi non sono altro che piccole messe in scena. Spettacoli organizzati fin nel più piccolo dettaglio. Si fa a gara a chi lo fa più bello, più originale, più raffinato, più elegante, più spiritoso, più lungo, più trasgressivo, più rock... Trovo che il livello di pacchianeria che si riesce a raggiungere con i matrimoni sia tra i più alti registrabili in qualsivoglia altro contesto. Diventano la fiera dell'eccesso. La gente si trasforma, si traveste da star del cinema o da puttana/magnaccia (a seconda dell'effetto finale). Alcuni, semplicemente, sono ridicoli. Ma perché? Cos'è questa frenesia da matrimonio? Cos'è questa smania di apparire, mostrarsi, agghindarsi, esagerare?
Mi riaffaccio al balcone. Eccola, sta uscendo! C'è il fotografo ufficiale che dirige la scena: "Fate spazio alla sposa!" (C'è sempre chi, per pochi attimi, spera di rubarle la scena e sorride con ostentazione.) "Facciamo salire la sposa in macchina?" Lo scintillio di una miriade di brillantini mi saluta dal basso. La sposa è al braccio del suo papà. Ha il velo, i guanti e anche lei è tutta sbrilluccicosa. E il vestito? Com'era il vestito?, recita la domanda di rito. Non so. Non sono restata a lungo a guardare. Mi è bastato avere la mia conferma. La sposa è bella, come tutte le spose. Intorno a lei lo spettacolo è appena cominciato. Tutto secondo copione. Tutto come deve essere. La trama è ovvia. L'attrice principale anche. D'altronde, che m'aspettavo?

Nessun commento:

Posta un commento