venerdì 8 agosto 2014

Di un sogno che ha provato a trasformarsi in racconto


Merda! Ho dimenticato il numero del codice per azionare l’ascensore. E ho lasciato a casa il foglio su cui era scritto.
Dice, torna a casa a prenderlo, no?
No. L’ascensore mi serve, appunto, per salire al mio piano e tornare a casa.
Dice, ma non ci sono le scale?
No, non ci sono scale nel condominio. C’è solo questo dannatissimo ascensore per spostarsi da un piano all’altro.
Dice, a che piano abiti?
Al terzo. Però è la prima fermata dell’ascensore. E non chiedermi che stranezza sia mai questa perché non me lo spiego neppure io. È un condominio un po’ originale, il mio. Adesso me ne resto qui, vicino all’ascensore, e aspetto che arrivi qualcuno che abiti al mio piano, che apra il pannello lì sul muro, digiti correttamente il codice sul tastierino digitale e mi dia un passaggio su. Non appena rientro a casa, prendo il foglio con il codice dell’ascensore e me lo ficco in tasca, così evito che mi capiti un’altra volta una seccatura del genere.
Dice, ma chi sono quelle persone lì, intorno a te, nell’androne del palazzo? C’è una donna con un bambino vicino alle cassette delle lettere e diversi uomini che sembra aspettino senza fare nulla. Nessuno di loro abita al tuo piano?
Loro non sono vivi. Sono ombre. Sono quello che resta dei sogni perduti. Non so perché siano qui ma, se li ignori e non ti lasci spaventare dalla loro presenza, non si accorgono nemmeno di noi vivi e sono innocui. Però fiutano la paura e la paura li rende aggressivi.
Dice, e quella giovane donna che è appena entrata dando la mano a un bambino, chi è?
Ah, ecco! Lei è una mia vicina di casa.
Bene.

- Salve!
- Buongiorno!
- Si ricorda di me? Sono il suo nuovo vicino di casa. Mi sono trasferito qui da poco. Non riesco a ricordare il codice per l’ascensore. Le dispiace se salgo al piano con voi?
- Certo, mi ricordo di lei. Il tipo giovane dell’appartamento di fronte. Nessun problema… ma… oddio! Chi sono queste persone?
- Stia tranquilla! Non sono reali. Sono come fantasmi. Non le faranno nulla se resta calma. Faccia finta che non ci siano.
- Come faccio a restare calma? Qui c’è il mio bambino! Potrebbero fargli del male…
- Ma no! Le dico che, se mantiene i nervi saldi, andrà tutto bene. Digiti il codice dell’ascensore e andiamo via alla svelta da qui.
- D’accordo… ma quanti sono!? Stanno aumentando!
- Non li guardi. Digiti il codice. Se si fa prendere dal panico, si accorgeranno di noi e allora diventerà pericoloso. Faccia presto e digiti il codice, per cortesia!
- Non me lo ricordo! Non me lo ricordo più, il codice! Il mio bambino!

Ok. Questa deficiente è andata e ha pure attirato l’attenzione degli zombie su di noi.
Adesso cerchiamo di cavarci dai pasticci in qualche modo prima che vada a finire male.
Ho già inserito il codice un paio di volte nei giorni scorsi. Forse riesco a ricordarlo. Ce l’avrò ancora annidato da qualche parte nel mio cervello. Se solo quella la smettesse di piagnucolare e si rendesse utile!
Apro il pannello sul muro e vediamo se la memoria mi viene in soccorso…
Accidenti! Che diavolo è successo ai numeri della tastiera? Sono tutti scombinati. E perché continuano a spostarsi così velocemente? Appena digito una cifra, i numeri si mescolano, il display s’azzera e mi tocca ricominciare da capo. Come faccio a digitare tutto il codice per intero in questo modo? Non ci riesco. 
Maledizione! Gli zombie ci hanno visto e non sembrano affatto contenti. Ci stanno accerchiando. Tra un momento ci saranno addosso.
Ecco, adesso io vorrei sapere chi è quel genio di architetto che ha progettato un condominio senza scale.

Dice, il tuo ultimo pensiero prima del buio, lo sprechi per un architetto?
Dico, sì.





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