mercoledì 29 maggio 2013

Del rivelare debolezze

Lo so. È un film vergognosamente idiota. E, infatti, mi vergogno parecchio. Però questo è un post sul rivelare debolezze. Quindi ci sta.
Il film si chiama He's just not into you. Tradotto in italiano, La verità è che non gli piaci abbastanza. Come scrivevo prima, si tratta di una boiata immane. Uno di quegli stupidi film americani per ragazzine adolescenti affamate di storielle romantiche assolutamente prevedibili e tristemente banali. Uno di quei film dove i protagonisti sono tutti belli o affascinanti o, quanto meno, divertenti e abitano in case fiche e fanno lavori che sembrano più che altro dei passatempo e dove i capi o sembrano non esistere o non assomigliano nemmeno lontanamente a quelli della nostra grigia realtà. Una cretinaggine assoluta di film, appunto.

L'ho visto. Mi capita spesso di vederne di film così. Piuttosto che soccombere alla tv di stato o alle altri reti con i loro programmi spazzatura o con quelli che ti fanno ammalare il fegato, a volte, io e F. preferiamo sorbirci consapevolmente qualche film spazzatura che, alla fine, ha qualche risvolto positivo (Vedi un po' se c'è qualche film deficiente stasera?). Primo: i film sono così idioti che noi, a confronto, ci sentiamo molto intelligenti. Secondo: i film sono in lingua originale. Io mi tengo allenata e F. impara (b'fore!). Terzo: smettiamo di pensare ai problemi pesanti che ci tiriamo dietro fino a sera, ci riposiamo un po' e qualche volta ci scappa pure qualche risata. Quattro: approfondiamo la nostra analisi sociologica del popolo americano attraverso la sua rappresentazione filmografica (ché la maggior parte dei film di questo genere sono americani).

Dunque, dicevo, ho visto questo film. In inglese, appunto. Non una volta. Almeno quattro, credo. Non sempre per intero. A volte solo dei pezzetti. E, in maniera particolare, una delle sequenze finali. Perché?! Perché, a un certo punto della mia vita, qualcosa deve essermi restato incrostato dentro, da qualche parte, più o meno in corrispondenza del muscolo cardiaco, che mi fa un effetto strano. 
Succede così. C'è questa scena qua. Una delle ultime, con Alex e Gigi. E mentre loro parlano sulla soglia della porta dell'appartamento di Gigi, mi prende una fitta dalle parti del cuore. Mi stringe. Mi fa male. Un male fisico, reale ma tenero, dolce come vino rosso. E mi piace. Mi piace moltissimo. 
Non capisco perché proprio questa scena, fra tutte le altre. Frugo tra i ricordi. Mi chiedo se inconsciamente non l'associ a qualcosa del mio passato ma non mi viene in mente nulla. 
C'è questo momento quando Gigi dice che è uscita con tale Bill, amico di Alex, e a lei sembra essere il tipo giusto, senza drammi, uno che chiama e fa quello che dice e Alex la interrompe, le si avvicina un altro po' sussurrandole: "Lo posso fare anch'io". Ecco, lì la fitta è tremenda. Eppure è tutto così banale e ovvio e stupido che... non capisco. Non mi capisco. Sarà lo sguardo di Justin Long. È lui che mi ricorda qualcuno? O sarà per colpa di Somewhere only we know dei Keane in sottofondo?
Non lo so. So solo che il film è veramente stupido, la sequenza banale ma a me prende una meravigliosa fitta al cuore ogni volta che la vedo. E mi sembra di avere di nuovo 15 anni.



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