martedì 6 dicembre 2011

Le verità del dormiveglia

Cominciare a parlare senza quasi rendersene conto.
Nonostante il sonno, le parole fluiscono senza esitazione e, mentre le dico, mi sorprendo. Sto raccontando pensieri che mi porto appresso da tanto e che non avevo detto mai.
Paura di perdere quel poco che si ha.
In fondo, si tratta solo di paura.
*
Via la scenografia inutile. Ho bisogno di un palco vuoto. Anzi, di un teatro vuoto. Ho bisogno di silenzio. Ho bisogno di fare il vuoto dentro. Bisogna mandar via la stanchezza, ché quella avvelena il sangue e i pensieri. 
*
Quello che chiamano progresso puzza di condanna a morte. La condanna a morte di un intero pianeta. Siamo diventati schiavi delle nostre comodità, altro che progresso. Non avvertiamo più il rumore costante che produciamo, la puzza delle nostre società non ci fa più arricciare il naso, abbiamo dimenticato la luce delle stelle. Ci crediamo importanti; più importanti di un albero o di un sasso; più importanti del mare e dell'aria; più importanti della terra. Ma mentre noi transitiamo velocemente in questa dimensione, il sasso, il mare, l'aria e la terra restano. Chi è più importante, allora?
Cerco di scrollarmi di dosso le regole idiote degli uomini contemporanei e delle loro mode per andare a cercare quelle immutabili del mondo. 
Per trovare il mio equilibrio.
*
Nel sonno mi sciolgo. Il silenzio della notte è una carezza. Il corpo riposa. La mente non dorme ma si riposa anche lei: si libera, sogna.
Sogna.

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