venerdì 6 settembre 2013

Del risveglio

Il risveglio è il momento peggiore della giornata. La consapevolezza arriva gradualmente e, man mano che avanza, mi riempie di amarezza al punto che faccio fatica a deglutire. Inconsciamente spero si tratti di un brutto sogno. Frugo tra le pieghe della mente alla ricerca della prova che i ricordi siano sbagliati. Invece no, non si tratta di un sogno. Allora provo a riaddormentarmi, provo a sfuggire alla consapevolezza annebbiando la mente con il sonno, così come ci si sveglia per scacciare un incubo ma è un tentativo inutile. I pensieri hanno cominciato a far rumore. Sono come tarli che bucano il sonno e mi aprono gli occhi con prepotenza. Non mi addormento più.

Il risveglio è il momento in cui vacillo. Vorrei gridare: "Fuorigioco!", come quando ero bambina e giocavamo ad acchiapperello e non ce la facevo più a correre e avevo bisogno di una pausa e interrompere il gioco.
Mi ricordo questo sogno che feci da piccola. Nel sogno c'era il barone Ashura di Mazinga e stavamo combattendo con i robot e tutto il resto. Però si stava facendo tardi e io dovevo fare i compiti. Quindi, a un certo punto, smettevo di combattere e dicevo: "Fuorigioco!" ma il barone Ashura mi faceva prigioniera ugualmente e io mi arrabbiavo e gli urlavo: "Non vale! Ho detto 'Fuorigioco!'. Devo fare i compiti!" E lui mi rispondeva che quello non era mica un gioco che potevo smettere quando mi pareva.

Esatto. Mica è un gioco questo. Mica.


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